MASSIMO ENRICO

Chitarre

Si tratta di Massimo Enrico, strambinese con bottega a Ivrea, in stradale Torino, un’avviata attività come falegname sfociata nella liuteria e, attualmente, incarichi di insegnante a Ivrea e Santhià per potersi dedicare con passione alle sue “creature”, gli strumenti a corda a pizzico.

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«La mia attività di falegname è iniziata nel 1997 anche se la passione per il legno potrebbe dirsi praticamente congenita – racconta Massimo - La predilezione per la liuteria si è sviluppata più di recente, complice un passato da chitarrista e un presente che, per ragioni di tempo, mi ha ridimensionato a musicista amatoriale».

«La progettazione, lo studio e la realizzazione di strumenti - prosegue nel suo appassionato racconto Massimo Enrico - ha letteralmente invaso la mia quotidianità e ne ha lentamente preso possesso in anni di studio, ricerca e sperimentazioni sui molti strumenti che mi sono trovato a restaurare».

La passione per la liuteria la si legge alle pareti e sui banconi della bottega, declinata in attrezzi e materiali e scheletri di strumenti, nonchè in opere appena terminate e appese ovunque e, tutt’attorno, il profumo del legno e qua e là un velo di finissima segatura, impalpabile come una cipria. C’è molta poesia, oltre a un’estrema e rigorosa professionalità e non potrebbe essere altrimenti per un’arte e una tecnica artigianale che dai lontani secoli d’oro della liuteria sono rimaste ancora oggi pressoché immutate.

Massimo mostra le sue chitarre e i gli strumenti irlandesi che realizza e li accarezza con lo sguardo ancor prima che con la mano, tutte apparentemente uguali eppure così diverse una dall’altra. Uniche.

«Il mercato al quale ci rivolgiamo – aggiunge Massimo Enrico - è europeo, anche perché, pur avendo ottimi riscontri in Canavese, necessita di espandersi ad ampio raggio e di superare i confini locali. La nostra è ovviamente una produzione piccola nelle dimensioni perché ogni chitarra richiede almeno un mese di tempo per essere realizzata e ogni anno non si riesce a costruire più di dieci o quindici strumenti».

Le industrie che affidano la costruzione dei loro strumenti alla catena di montaggio, risparmiando sui costi e, talvolta, sulla qualità, distano anni luce da questo piccolo laboratorio di Massimo che utilizza esclusivamente colle animali e materiali che sappiano tradursi in una perfetta resa sonora dello strumento.

«Il lavoro del liutaio - evidenzia ancora Massimo Enrico - è un continuo ricominciare per non considerarsi mai a destinazione, sempre protesi verso un traguardo che rappresenti un perfezionamento, una miglioria».

Il suo laboratorio serve anche a Simone Boglia, che ha lo stesso ideale di ricerca strumentale, ma di fabbricazione di flauti.

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A leggere:

http://lasentinella.gelocal.it/ivrea/cronaca/2011/10/24/news/liutaio-un-mestiere-tra-arte-e-passione-1.1618189

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